domenica 12 dicembre 2010

ombra e luce

silenzi e

mute indifferenze

mani

che respingono

e giocano

con quel sottile

bisogno

di appartenenza



si creano

nuove

lacerazioni



colorate voci

si intrecciano

e tessono

fili

di luce

e calore

domenica 28 novembre 2010

evanescenza

incalzante

inquietudine

intrisa

di malinconia



consapevolezza

di vuoti

che mai più

saranno

resi pieni



immagini

che si sovrappongono

ad ombre

sfuggenti



mani

che si levano

ad afferrare

forme

evanescenti

domenica 17 ottobre 2010

viaggiando

Un giorno mio figlio mi ha chiesto perchè fossi così propensa a viaggiare, se fosse solo curiosità la mia o ci fosse altro.
Riflettendo mi sono resa conto che ogni volta che chiudo la porta di casa e mi avvio a prendere un treno o un aereo scatta in me una sensazione di estrema libertà, è come il principio di un'avventura che vivo appieno, a partire dal viaggio stesso.
Scoprire nuove terre o ritornare in città che conosco bene porta sempre con sè la magia del cambiamento, l'immedesimarmi completo nel ruolo di colui che "va alla scoperta", il cercare sempre e comunque di sentirmi parte dei luoghi in cui approdo.
Come una spugna assorbo tutto ciò che trovo intorno a me, colori, suoni, sapori, la sensazione del caldo sulla pelle o del vento tra i capelli, l'odore delle spezie e l'aria pungente dei mari del Nord. E' per me musica il suono di lingue diverse, è magia fermarsi nei mercatini e comprare tra le bancarelle, entrare in un museo famoso o in un vicolo sconosciuto. Nelle strade del mondo mi sento davvero arrivata a casa..

domenica 19 settembre 2010

latinando e ..oltre

Può capitare che dei giovani si incontrino e stringano amicizia intorno ad una versione di latino o a calcoli algebrici? e che decidano di continuare a frequentarsi anche con un vocabolario ed una calcolatrice tra le mani? e che tutti insieme si decida di dare una mano per far crescere un progetto, magari proprio legato ai libri ed al sapere? si, capita. Nella periferia di Milano, in un quartiere piccolo piccolo che sembra un villaggio, là nell'angolo tra lo stadio e la tangenziale. Capita perchè non è vero che i giovani non amano lo studio, che sono incostanti e vanesi, interessati solo a futili divertimenti.
Mi è dato di vivere questa esperienza, una delle più belle di un'intera vita. Una di quelle cose che ti fa dimenticare la fatica di combattere ogni giorno per "mandare avanti la baracca", di far quadrare i conti, di ritrovarsi alle dieci di sera a parlare al telefono con genitori che sono più in crisi dei loro figli, di percorrere chilometri in motorino sotto la pioggia per correre a fare un'ultima lezione.
I ragazzi hanno delle risorse incredibili, sono loro le vere Nuove Risorse. E ci vuole veramente poco per aiutarli a scoprirle e farle emergere.
Questo è il nostro ruolo, questa la bellezza di un lavoro che ha significato, che da' significato.

domenica 1 agosto 2010

2 agosto 1980

un Paese Civile non può dimenticare

domenica 27 giugno 2010

dare tempo al tempo

Spesso, troppo spesso, non riusciamo ad "aspettare". Vorremmo che ogni desiderio, ogni aspirazione si realizzasse subito.
Abbiamo perso completamente il gusto dell'attesa, viviamo proiettati nel futuro perdendo attimi di vita che non torneranno più. Siamo implacabili nel nostro correre verso il domani, progettiamo, programmiamo, esigiamo che anche gli altri si assoggettino al nostro volere.
E questo nostro correre è forse spesso una fuga da noi stessi, dalle cose che ci portiamo dentro , dai nostri dolori profondi e reconditi ai quali non vogliamo dare ascolto perchè pensiamo ci precludano un falso stare bene.
Diceva Seneca : " Mutano i cieli sotto i quali ti trovi, ma non la situazione interiore , poichè sono con te le cose da cui cerchi di fuggire."
Molti di noi percepiscono una sorta di insoddisfazione perenne che spinge sempre alla ricerca di situazioni nuove, ci fa paura la quotidianità, temiamo la routine che "ammazza" le emozioni. Certamente è un grande stimolo questo "sentire" perchè può essere impulso creatore , tuttavia diventa punto di forza nel momento in cui si equilibria con la capacità di "fermarsi" , ascoltarsi e darsi tempo.

domenica 23 maggio 2010

amare cos'è?

Partirò dalla fine, come mi ha suggerito un’amica. E la fine non è “vissero tutti felici e contenti”,ma alcuni vissero, qualcuno no, tutti hanno imparato ad amare..

Imparare ad amare, forse questo potrebbe essere l’inizio: qualcuno che desidera imparare a farlo, che intuisce che l’amore non è legame di sangue, che è accoglienza, appartenenza, desiderio profondo di donare, ma anche pazienza, comprensione, silenzio, forza, capacità di riconoscere i propri limiti e di chiedere aiuto quando è necessario.
Un figlio non è mai come un genitore se lo aspetta, perché è altro, è qualcuno che possiamo solamente accompagnare nel cammino di crescita sapendo che poi dovrà andare, percorrere la sua strada anche quando questa si fa difficile e dolorosa, quando passa attraverso il bisogno di ritrovare le proprie radici, di scoprire il perché un giorno qualcuno lo ha abbandonato. Tutti i figli sono altro, non solamente quelli adottivi, e tante volte soffochiamo con le nostre pretese le identità altrui.
Noi figli adottivi abbiamo vissuto lo strappo e questa ferita profonda ci accompagna per tutta la vita ed è lenita solamente dalla tenerezza che riceviamo. E’ un marchio indelebile, un tatuaggio nel cuore che ci fa riconoscere gli uni con gli altri, sentire fratelli coloro che hanno vissuto la nostra esperienza, anche se incarnata in storie profondamente diverse.
E’ fonte di dolore ma anche di gioia, perché ci ha tolto, ma poi ha ridonato molto più di quanto ci aspettavamo. E buono è quel genitore che insegna il rispetto e l’amore per coloro che hanno donato la vita. Comunque.

Noi genitori adottivi sappiamo la pena di non poter cancellare quel passato talvolta così doloroso e triste, sappiamo di essere impotenti e senza risposte quando occhi che non abbiamo generato e mani che non abbiamo gestato si tendono con una muta domanda : perché?
Amare è costruire insieme, un presente che si fa futuro e colma i vuoti del passato, laddove è possibile.

Ho vissuto l’esperienza dell’adozione come figlia, sorella e madre. Ho provato il senso totale di non appartenenza ed ho scoperto che si appartiene a coloro che ci amano. La mia debolezza , non avere radici, è divenuta la mia forza perché le mie radici sono ancorate profondamente nel terreno della vita.
Il mio albero non ha dato frutti, ma sui miei rami hanno trovato il nido piccoli generati da altri .

Ci vuole forse una vita per imparare ad amare e non è certo che ci si riesca: non esistono ricette per essere buoni genitori né buoni figli e questo vale per tutti. Adottare un bambino non è un atto di bontà o di generosità e neppure serve a compensare alcun vuoto. E’ un atto di grandissima responsabilità e disponibilità a farsi carico di qualcosa di bellissimo e dolorosissimo insieme. Ed ha un senso profondo viverlo in una coppia perché ri-generare alla vita è cosa che non si può fare da soli, c’è bisogno di maternità e paternità.

Anna Bonalumi

venerdì 30 aprile 2010

pensando

Scivolano
i pensieri

lentamente
si allargano
a spazi infiniti

subito
risucchiati
nel vortice
delle trappole

che la mente
non può eludere

mercoledì 7 aprile 2010

pensieri notturni

avere ali
per poter
tornare
indietro
nel tempo

fermare attimi
volti
sorrisi

tendere
fili
per non perdere
coloro che
inesorabilmente

percorreranno
strade
diverse

distogliere
ora
lo sguardo

voltarsi
avanti

non temere

anna bonalumi

domenica 28 marzo 2010

qualche nota sulla dislessia

A PROPOSITO DI DISLESSIA


La dislessia è una condizione ereditaria che rende difficile la lettura, la scrittura e il linguaggio, indipendentemente dall’intelligenza, e che colpisce il 5-6 % della popolazione scolastica.
Lo sviluppo delle conoscenze scientifiche ha permesso di stabilire che si tratta di una caratteristica costituzionale, determinata biologicamente e non dovuta a problemi psicologici o di disagio socio-culturale, in particolare si tratta di un disturbo genetico relativo al cromosoma 6.
La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura e/o nel calcolo.
Il cervello delle persone dislessiche è caratterizzato da un maggior sviluppo dell’emisfero destro, infatti questi soggetti manifestano forza nelle aree dominate da questo emisfero, quali arte, sport e talento musicale, oltre ad un’elevata capacità di problem solving.

Molti soggetti sono riconosciuti dislessici in età precoce, molti invece solamente da adulti ma il mancato riconoscimento ha importanti conseguenze psicologiche, in quanto determina spesso l’abbandono della scuola e talvolta un futuro professionale di basso livello nonostante le potenzialità di creatività e di intelligenza che queste persone manifestano. Esso, inoltre, influisce negativamente sullo sviluppo della personalità e compromette un adattamento sociale equilibrato.

Per riuscire a leggere e scrivere i dislessici devono impegnare al massimo le loro capacità e le loro energie, si stancano molto ed impegnano molto tempo, sono lenti, troppo lenti, commettono errori, saltano parole e righe.
Un’altra caratteristica che segnala la presenza di dislessia è la sostituzione in lettura e scrittura di lettere con grafia simile quali ad esempio p b d g q - a/o - e/a o suoni simili: t/d - r/l - d/b - v/f.

Molti dislessici hanno difficoltà anche nei seguenti ambiti:
- ad imparare l'ordine alfabetico, i giorni della settimana, i mesi in ordine.
- nell'espressione anche verbale del pensiero, hanno un lessico povero e non memorizzano i termini difficili.
- a riconoscere le caratteristiche morfologiche della lingua italiana; quasi sempre le prestazioni grammaticali sono inadeguate.

Associata alla dislessia è spesso presente anche la discalculia, che implica queste difficoltà :
- imparare le tabelline
- fare calcoli in automatico
- fare numerazioni regressive
- imparare le procedure delle operazioni aritmetiche.

Praticamente tutti i dislessici hanno grosse difficoltà ad apprendere le lingue straniere, in particolare scritte, e la difficoltà maggiore è rappresentata dalla lingua inglese a causa delle differenze molto accentuate tra la scrittura e la pronuncia delle lettere e tra la pronuncia e la scrittura di una stessa lettera in parole diverse.


Anna Bonalumi

domenica 31 gennaio 2010

sei prezioso,,,,

Se la nota dicesse:
"Non è una nota che fa una musica..."
Non ci sarebbero le sinfonie!

Se la parola dicesse:
"Non è una parola che può fare una pagina..."
Non ci sarebbero i libri!

Se la pietra dicesse:
"Non è una pietra che può alzare un muro..."
Non ci sarebbero case!

Se la goccia d'acqua dicesse:
"Non è una goccia d'acqua che può fare il fiume..."
Non ci sarebbe l'oceano!

Se il chicco di grano dicesse:
"Non è un chicco di grano che può seminare il campo..."

Se l'uomo dicesse:
"Non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità..."
Non ci sarebbebbero mai nè giustizia nè pace,
ne dignità ne felicità nella terra degli uomini.

Come la sinfonia ha bisogno di una nota,
Come il libro ha bisogno di una parola,ù
Come la casa ha bisogno di una pietra,
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua,
Come la messe ha bisogno di ogno chicco di grano,
L'umanità intera ha bisogno di te, là, dove sei
unico, e dunque insostituibile!

Michel Quoist

giovedì 28 gennaio 2010

sulla morte

Voi vorreste conoscere il segreto della morte.
ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita.
poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.

Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell'eternità.
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l'impronta regale?
E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?

Che cos'è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?
E che cos'è emettere l'estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.

Kahlil Gibran

lunedì 18 gennaio 2010

4 anni di Nuove Risorse

In questi giorni Nuove Risorse compie quattro anni di vita, anni durante i quali sono accaduti molti eventi, si sono succedute volti, storie, persone, incontri.
Nuove Risorse è stata una scommessa, giocata con me stessa in uno dei momenti più bui della mia vita, nella quale ho investito la speranza di una vita futura, ma pian piano ha preso forma ed ora è divenuta una realtà viva nel quartiere di Quinto Romano, un punto di incontro e riferimento per molte persone.
Il mio pensiero in questi giorni va a tutti coloro che in qualche modo hanno camminato con me, alcuni lavorando fattivamente, altri semplicemente essendoci. In questi anni ho incontrato anche qualcuno che ha pensato di lucrare su Nuove Risorse, ma è rimasto certamente deluso, perchè non è proprio quello il nostro stile.
Un grazie particolare va alle mie socie storiche, Donatella e Simona, che con il loro esserci hanno permesso la realizzazione di questo progetto. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno donato tempo e denaro, hanno creduto che tutto ciò fosse possibile, ai collaboratori - Matteo e Alessandra in testa- , ai volontari, ai genitori che ci hanno affidato i loro figli, ai ragazzi che si sono messi in gioco.
Proprio in questi giorni Federico, il primo ragazzo che è arrivato in cooperativa e che scherzosamente definiamo "il vicepresidente" mi ha detto: " quanta strada abbiamo fatto, ti ricordi quando facevamo i compiti nella saletta dell'oratorio? Adesso è bello, da grande mi piacerebbe fare delle cose qui, ridare quello che ho ricevuto" . E proprio tra poco un ex-allievo del corso di chitarra comincerà a lavorare con altri ragazzi, realizzando già il desiderio di Federico.
Qualcuno dice di me che sono un'idealista ed una sognatrice, ma questi piccoli fatti mi inducono a credere che ogni cosa si possa realizzare se ci si crede davvero e se non si ha paura di faticare.
Per questo il mio grazie più grande va alla persona che con il suo esempio di vita mi ha insegnato il valore dell'onesta e della correttezza nel lavoro, l'infaticabilità e lo spirito di servizio, la persona alla cui memoria vorrei dedicare questi anni di lavoro, mio marito.

domenica 10 gennaio 2010

a proposito di razzismo

Ci indignamo per ciò che è successo in questi giorni, ci schieriamo da una parte e dall'altra, siamo tutti bravi a denunciare, difendere, accusare, osannare lo scrittore di turno che si fa paladino degli ultimi..ma mi chiedo se molti di noi non arricciano poi il naso quando nell'appartamento accanto al nostro si installa una famiglia di stranieri o se i nostri figli ci portano a casa un fidanzato/a di colore.
Forse è il caso di abbassare i toni e dare una mano concreta dove possiamo, facendo un po' di spazio nel nostro quotidiano.