Spesso, troppo spesso, non riusciamo ad "aspettare". Vorremmo che ogni desiderio, ogni aspirazione si realizzasse subito.
Abbiamo perso completamente il gusto dell'attesa, viviamo proiettati nel futuro perdendo attimi di vita che non torneranno più. Siamo implacabili nel nostro correre verso il domani, progettiamo, programmiamo, esigiamo che anche gli altri si assoggettino al nostro volere.
E questo nostro correre è forse spesso una fuga da noi stessi, dalle cose che ci portiamo dentro , dai nostri dolori profondi e reconditi ai quali non vogliamo dare ascolto perchè pensiamo ci precludano un falso stare bene.
Diceva Seneca : " Mutano i cieli sotto i quali ti trovi, ma non la situazione interiore , poichè sono con te le cose da cui cerchi di fuggire."
Molti di noi percepiscono una sorta di insoddisfazione perenne che spinge sempre alla ricerca di situazioni nuove, ci fa paura la quotidianità, temiamo la routine che "ammazza" le emozioni. Certamente è un grande stimolo questo "sentire" perchè può essere impulso creatore , tuttavia diventa punto di forza nel momento in cui si equilibria con la capacità di "fermarsi" , ascoltarsi e darsi tempo.
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