Mi chiedo spesso cosa spinga molti genitori a chiedere un supporto scolastico per i loro figli e credo che la risposta, in molti casi, sia il desiderio di aiutarli nel raggiungimento di un obiettivo che, forse, molti di quegli stessi genitori non hanno ottenuto.
Si spera che con un titolo di studio si raggiungano posizioni migliori, ma è così vero?
La crisi in atto dovrebbe aiutarci a riflettere sul senso di una scolarizzazione forzata, sul significato del nostro essere genitori in relazione all'avvenire dei nostri figli, su cosa significhi educare.
Ogni ragazzo va aiutato a capire cosa desideri realmente, quali siano le sue potenzialità e a lavorare per questo.
Davvero non ha senso che tutti vadano a scuola per forza, solo per rimandare il momento dell'ingresso nel mondo del lavoro. Una società matura dovrebbe creare le condizioni perchè chi lo desideri e ne abbia le capacità possa studiare davvero, mentre per tutte le sterminate schiere di studenti che si trascinano per anni nel mondo della scuola, parcheggiati fuori e dentro le aule, si creino delle occasioni per una seria preparazione al lavoro.
Ma che senso ha obbligare i giovani a frequentare un liceo, sostenendoli da ogni parte con lezioni private più o meno costose che diventano solo ulteriori stampelle per arrancare nella scuola?
Un serio lavoro di supporto scolastico non può esimersi da queste considerazioni, a mio parere, e va gestito non come un'ulteriore momento di "controllo" ma come occasione di maturazione e crescita del giovane.
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