Spopolano le comunità virtuali e mi pare che sia questo un segnale interessante da cogliere.
Abiamo cercato per decenni - e siamo in gran parte riusciti - di costruire una società individualista, nella quale ognuno vivesse in gabbie come gli animali dei vecchi zoo, guardandosi a distanza e non comunicando.
La vita corre velocemente tra il lavoro, gli spostamenti nel traffico cittadino e le sgomitate per non soccombere, ma credo che dentro di noi sia rimasta la voglia di stare insieme, di essere in contatto, di raccontarsi le piccole cose quotidiane.
Le comunità virtuali hanno preso il posto dei vecchi condomini, dei cortili e delle piazze nelle quali ci incontravamo e passavamo il tempo libero insieme. Si rincontrano vecchi amici, se ne fanno di nuovi, ci si ricorda di come eravamo, ci si racconta, ..insomma una sana vita di paese...se non fosse che manca l'elemento della fisicità, il calore di un abbraccio, la dolcezza di guardarsi negli occhi e il digrignare dei denti in un momento di rabbia.
Ma quello che mi colpisce di più è che emerge molto poco una progettualità per il futuro e se questo è lo specchio della cosietà contemporanea è davvero moto triste: un mondo che non spera nel domani è un mondo di persone senza vita.
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