Studio la Storia da molti anni e continuerò a farlo perchè solo dallo studio e dall'ascolto si impara..si impara che non esiste una verità assoluta, che nessuno può assurgere al ruolo di detentore della verità. Ogni fatto, ogni evento deve essere contestualizzato, studiato, analizzato per essere davvero compreso. I conflitti ci insegnano che da ognuna delle due parti c'è una verità, che ognuno vuole affermare con più o meno vigore, ma che sono entrambe valide perchè provengono dalla storia di quella precisa parte.
Uno dei valori fondamentali che ho cercato e cerco tutt'ora di perseguire è il rispetto e la tolleranza ed è solo questo il motivo per il quale nel passato ho fatto scelte che dai più non sono state comprese: non potrò mai stare dalla parte di coloro che credono di sapere tutto, di possedere il vero e nel nome di questo vero schiacchiano ed annullano il prossimo.
Gli episodi di questi giorni in relazione alla Shoà e alle dichiarazioni che sono state fatte da parte differenti mi confermano ancora una volta il valore delle mie scelte.
Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. P. Coehlo
giovedì 29 gennaio 2009
domenica 25 gennaio 2009
solo errori di stampa?
Mi è casualmente capitato tra le mani proprio ieri un libretto scolastico, di quelli che servono per le comunicazioni tra scuola e famiglia e sfogliandone le prime pagine - che riportano il regolamento interno della scuola e altre note simili - sono rimasta perplessa nel rilevare gli errori di sintassi presenti nel testo.
Da più parti sentiamo dire che i ragazzi non sanno più la grammatica, che arrivano alle superiori e non sono pronti per studiare il latino e il greco, ma mi chiedo come è possibile che un documento ufficiale di una scuola media inferiore riporti errori di sintassi?
Qualche accento "perso" quà e là potrà essere imputato ad un errore di stampa, ma la mancanza di concordanza tra soggetto e predicato ?!?
Da più parti sentiamo dire che i ragazzi non sanno più la grammatica, che arrivano alle superiori e non sono pronti per studiare il latino e il greco, ma mi chiedo come è possibile che un documento ufficiale di una scuola media inferiore riporti errori di sintassi?
Qualche accento "perso" quà e là potrà essere imputato ad un errore di stampa, ma la mancanza di concordanza tra soggetto e predicato ?!?
lunedì 19 gennaio 2009
il rispetto, prima del resto
Prima di parlare di guerre vicine o lontane, prima di scaldarci per chi è fuori dai nostri circuiti quotidiani, prima di parlare male gli uni degli altri non conoscendo realmente come stanno le cose....prima di tutto questo ci vuole il rispetto.
Siamo innanzitutto uomini, persone che hanno una loro dignità e non è mai giusto emarginare qualcuno solo perchè i suoi comportamenti non sono come i nostri , perchè crede in valori che noi non condividiamo.
Togliere il saluto ad una persona significa ledere la sua dignità, dirgli tu sei un nulla e il tuo nulla lo calpesto sotto i miei piedi.
Noi ci riempiamo la bocca di valori quali la solidarietà, la pace, la fratellanza, ma sono vuote parole che dirigiamo a chi non intralcia il nostro passo.
E vogliamo mettere sempre etichette a chi non ne vuole avere, a chi ha deciso di non schierarsi da nessuna parte, a chi ha scelto - a prezzo di tanto dolore - di stare davvero ai margini.
La libertà si paga cara, ha un prezzo salatissimo e solo pochi hanno la forza di sceglierla.
Siamo innanzitutto uomini, persone che hanno una loro dignità e non è mai giusto emarginare qualcuno solo perchè i suoi comportamenti non sono come i nostri , perchè crede in valori che noi non condividiamo.
Togliere il saluto ad una persona significa ledere la sua dignità, dirgli tu sei un nulla e il tuo nulla lo calpesto sotto i miei piedi.
Noi ci riempiamo la bocca di valori quali la solidarietà, la pace, la fratellanza, ma sono vuote parole che dirigiamo a chi non intralcia il nostro passo.
E vogliamo mettere sempre etichette a chi non ne vuole avere, a chi ha deciso di non schierarsi da nessuna parte, a chi ha scelto - a prezzo di tanto dolore - di stare davvero ai margini.
La libertà si paga cara, ha un prezzo salatissimo e solo pochi hanno la forza di sceglierla.
giovedì 15 gennaio 2009
sulle comunità virtuali
Spopolano le comunità virtuali e mi pare che sia questo un segnale interessante da cogliere.
Abiamo cercato per decenni - e siamo in gran parte riusciti - di costruire una società individualista, nella quale ognuno vivesse in gabbie come gli animali dei vecchi zoo, guardandosi a distanza e non comunicando.
La vita corre velocemente tra il lavoro, gli spostamenti nel traffico cittadino e le sgomitate per non soccombere, ma credo che dentro di noi sia rimasta la voglia di stare insieme, di essere in contatto, di raccontarsi le piccole cose quotidiane.
Le comunità virtuali hanno preso il posto dei vecchi condomini, dei cortili e delle piazze nelle quali ci incontravamo e passavamo il tempo libero insieme. Si rincontrano vecchi amici, se ne fanno di nuovi, ci si ricorda di come eravamo, ci si racconta, ..insomma una sana vita di paese...se non fosse che manca l'elemento della fisicità, il calore di un abbraccio, la dolcezza di guardarsi negli occhi e il digrignare dei denti in un momento di rabbia.
Ma quello che mi colpisce di più è che emerge molto poco una progettualità per il futuro e se questo è lo specchio della cosietà contemporanea è davvero moto triste: un mondo che non spera nel domani è un mondo di persone senza vita.
Abiamo cercato per decenni - e siamo in gran parte riusciti - di costruire una società individualista, nella quale ognuno vivesse in gabbie come gli animali dei vecchi zoo, guardandosi a distanza e non comunicando.
La vita corre velocemente tra il lavoro, gli spostamenti nel traffico cittadino e le sgomitate per non soccombere, ma credo che dentro di noi sia rimasta la voglia di stare insieme, di essere in contatto, di raccontarsi le piccole cose quotidiane.
Le comunità virtuali hanno preso il posto dei vecchi condomini, dei cortili e delle piazze nelle quali ci incontravamo e passavamo il tempo libero insieme. Si rincontrano vecchi amici, se ne fanno di nuovi, ci si ricorda di come eravamo, ci si racconta, ..insomma una sana vita di paese...se non fosse che manca l'elemento della fisicità, il calore di un abbraccio, la dolcezza di guardarsi negli occhi e il digrignare dei denti in un momento di rabbia.
Ma quello che mi colpisce di più è che emerge molto poco una progettualità per il futuro e se questo è lo specchio della cosietà contemporanea è davvero moto triste: un mondo che non spera nel domani è un mondo di persone senza vita.
lunedì 12 gennaio 2009
sul senso del lavoro
Quante volte ci chiediamo perchè lavoriamo? Perchè ogni mattina puntiamo la sveglia e ci alziamo, poi affrontiamo il traffico della città e ci rechiamo in un posto di lavoro e per ore ed ore siamo come macchine che producono, spesso perdendo anche parti della nostra personalità
Il lavoro ci serve per vivere, per pagare le spese, la casa, mandare i figlia scuola, fare le vacanze e un sacco di altre cose, ma forse abbiamo perso il senso di ciò che facciamo.
Qualcuno, i più fortunati o i più coraggiosi, danno un calcio a tutto e si mettono a lavorare in proprio, affrontando rischi e fatiche che talora sembrano sovrumane in cambio di qualche soddisfazione.
Qualunque sia la scelta che abbiamo fatto, o che siamo stati costretti a subire, resta il fatto che il lavoro non può e non deve mai, a mio parere , diventare una fuga dalla realtà.
L'uomo non si realizza lavorando, ma amando, stando in relazioni profonde con coloro che ha intorno. Esso è uno strumento, non l'unico, per entrare in contatto con gli altri, per provare a cambiare la realtà, ma se diventa una fuga ci renderà certamente meno uomini.
Il lavoro ci serve per vivere, per pagare le spese, la casa, mandare i figlia scuola, fare le vacanze e un sacco di altre cose, ma forse abbiamo perso il senso di ciò che facciamo.
Qualcuno, i più fortunati o i più coraggiosi, danno un calcio a tutto e si mettono a lavorare in proprio, affrontando rischi e fatiche che talora sembrano sovrumane in cambio di qualche soddisfazione.
Qualunque sia la scelta che abbiamo fatto, o che siamo stati costretti a subire, resta il fatto che il lavoro non può e non deve mai, a mio parere , diventare una fuga dalla realtà.
L'uomo non si realizza lavorando, ma amando, stando in relazioni profonde con coloro che ha intorno. Esso è uno strumento, non l'unico, per entrare in contatto con gli altri, per provare a cambiare la realtà, ma se diventa una fuga ci renderà certamente meno uomini.
giovedì 8 gennaio 2009
il giusto ordine
In più di un telegiornale ho sentito questa notizia: un ministro francese torna al lavoro cinque giorni dopo il parto, infilandosi in un tailleur e salendo sui tacchi a spillo.
Sinceramente rimango allibita e non tanto per il fatto in sè quanto perchè di nuovo i modelli proposti da questa società sono folli.
Mi chiedo perchè si alimenti in continuazione un'immagine femminile che ha già procurato tanti danni alla società odierna?
Lamentiamo da più parti la "morte" del padre, ma non sono questi modelli imperanti negli ultimi decenni ad avere causato ciò?
So benissimo di fare affermazioni invise alla maggioranza, ma se non si torna ad un ordine naturale delle cose non potrà esserci una speranza per la società contemporanea.
Le donne, mi si dirà, hanno conquistato grandi autonomie, ma io mi chiedo a quale prezzo sia per loro stesse, sia per la società.
Per anni ci hanno propinato - e la notizia di oggi la conferma - l'ideale della donna manager ed è stato un correre ad inseguire questa figura, salvo poi procurare grande frustrazione in chi non riusciva ad esserne all'altezza.
E che dire dell'iper consumismo che ci sta obbligando a lavorare in due in ogni famiglia per poter affrontare le spese familiari? Vorrei sentire che ne pensano le donne che gestiscono casa e lavoro arrivando a sera stravolte dalla stanchezza di queste grandi donne in carriera!!
Da che mondo è mondo ci sono le diversità sociali ed è giusto che sia così. Io non voglio una società omologata, inella quale tutti siamo uguali, compriamo le stesse cose e conduciamo lo stesso stile di vita.
Ma non desidero nemmeno che mi venga prospettato un modello come quello vincente, perchè nella vita di ognuno c'è solo sè stesso come modello ed ideale...se no non possiamo parlare di un mondo di adulti.
Sinceramente rimango allibita e non tanto per il fatto in sè quanto perchè di nuovo i modelli proposti da questa società sono folli.
Mi chiedo perchè si alimenti in continuazione un'immagine femminile che ha già procurato tanti danni alla società odierna?
Lamentiamo da più parti la "morte" del padre, ma non sono questi modelli imperanti negli ultimi decenni ad avere causato ciò?
So benissimo di fare affermazioni invise alla maggioranza, ma se non si torna ad un ordine naturale delle cose non potrà esserci una speranza per la società contemporanea.
Le donne, mi si dirà, hanno conquistato grandi autonomie, ma io mi chiedo a quale prezzo sia per loro stesse, sia per la società.
Per anni ci hanno propinato - e la notizia di oggi la conferma - l'ideale della donna manager ed è stato un correre ad inseguire questa figura, salvo poi procurare grande frustrazione in chi non riusciva ad esserne all'altezza.
E che dire dell'iper consumismo che ci sta obbligando a lavorare in due in ogni famiglia per poter affrontare le spese familiari? Vorrei sentire che ne pensano le donne che gestiscono casa e lavoro arrivando a sera stravolte dalla stanchezza di queste grandi donne in carriera!!
Da che mondo è mondo ci sono le diversità sociali ed è giusto che sia così. Io non voglio una società omologata, inella quale tutti siamo uguali, compriamo le stesse cose e conduciamo lo stesso stile di vita.
Ma non desidero nemmeno che mi venga prospettato un modello come quello vincente, perchè nella vita di ognuno c'è solo sè stesso come modello ed ideale...se no non possiamo parlare di un mondo di adulti.
martedì 6 gennaio 2009
a proposito di guerre
Di fronte alla guerra israelo-palestinese ognuno ha la sua da dire: ci sono quelli a favore di Hammas, quelli contro Hammas, quelli che si ricordano dell'olocausto, quelli che se lo vogliono dimenticare..ma a me pare che anche dietro a questa triste storia, tristissima perchè ci sono molti morti di mezzo, si stia creando un grande evento mediatico. Giornalisti, televisioni, fotografi, cameramen che vanno e vengono per il mondo, come se la Guerra (e lo scrivo appositamente con la G maiuscola) fosse uno dei tanti aspetti della società consumistica di oggi . Consumiamo anche le guerre, spettacolarizziamo tutto!!
Leggo nel Times di oggi un articolo interessante in prima pagina che dice "non c'è un bianco ed un nero" ed intende il redattore che non ci possono essere vincitori e vinti in una situazione che si trascina da così tanto tempo.
Condivido pienamente quest'osservazione, chi sa un po' di storia sa come sia sempre difficile, se non impossibile, dare un giudizio non solo in questo evento ma anche in molti altri. Si può solo cercare di comprendere come si sia arrivati a ciò ed imparare dagli errri per cercare di non ripeterli. Ma per fare ciò bisogna uscire dal business.
Leggo nel Times di oggi un articolo interessante in prima pagina che dice "non c'è un bianco ed un nero" ed intende il redattore che non ci possono essere vincitori e vinti in una situazione che si trascina da così tanto tempo.
Condivido pienamente quest'osservazione, chi sa un po' di storia sa come sia sempre difficile, se non impossibile, dare un giudizio non solo in questo evento ma anche in molti altri. Si può solo cercare di comprendere come si sia arrivati a ciò ed imparare dagli errri per cercare di non ripeterli. Ma per fare ciò bisogna uscire dal business.
giovedì 1 gennaio 2009
Per un buon inizio
E' notte bianca e silenziosa, lontani scoppi di petardi.
La televisione, al solito, trasmette immagini alle quali ognuno cerca in qualche modo di adeguarsi, per non sentirsi troppo diverso.
Si parla tanto di crisi ma sono ben poche le persone che trascorrono in semplicità questi giorni di festa. E' come se avessimo bisogno di nascondere lo squallore della società ricoprendolo di abiti scintillanti e innaffiarlo di litri di spumante.
Un pensiero ed un augurio di un sereno Buon Anno a tutti !
La televisione, al solito, trasmette immagini alle quali ognuno cerca in qualche modo di adeguarsi, per non sentirsi troppo diverso.
Si parla tanto di crisi ma sono ben poche le persone che trascorrono in semplicità questi giorni di festa. E' come se avessimo bisogno di nascondere lo squallore della società ricoprendolo di abiti scintillanti e innaffiarlo di litri di spumante.
Un pensiero ed un augurio di un sereno Buon Anno a tutti !
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