Che gli uomini e le donne - o per meglio dire i maschi e le femmine - siano profondamente diversi tra di loro mi sembra cosa risaputa. Vorrei tuttavia porre l'attenzione su quali sono le differenze tra questi due universi e affermare una semplice quanto personale riflessione.
I maschi e le femmine sono molto diversi sin da piccoli, vengono educati in modo differente, si sviluppano in età differenti, amano in modo differente e invecchiano in modo differente.
L'errore che è stato fatto, a parere mio, è stato quello di voler azzerare queste differenze, guarda caso un altro tentativo di omologazione.
Si sente da più parti parlare della crisi del maschio italiano, ma quasi nessuno ha il coraggio di dire che nelle famiglie si è persa quella differenza di ruolo che formava i figli nella crescita, per esempio.
Una madre è diversa da un padre ed i ruoli non sono intersambiabili , come ben sa chi ha avuto la sfortuna di perdere uno dei genitori . Una buona madre sarà solo una buona madre e così un buon padre e solo in minima parte potrà supplire all'assenza dell'altro genitore.
Una madre che interviene mentre il padre corregge i figli sta uscendo dal suo ruolo e fa danni irreversibili e questo, se siamo onesti, è un fenomeno a cui assistiamotutti i giorni nelle nostre case.
Noi donne siamo molto brave a mettere i "pantaloni" e comandare sui nostri mariti/compagni/fidanzati ma se non si ristabilirà un ordine non sarà possibile apportare alcun cambiamento nella crisi di identità che avvolge i nostri giovani.
Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. P. Coehlo
martedì 24 febbraio 2009
giovedì 19 febbraio 2009
Non se ne può più
Sinceramente non se ne può più di tutto il razzismo che serpeggia nell'aria. E' sempre tutta colpa di stranieri, extracomunitari, barboni, meridionali, sotto meridionali, settentrionali - perchè sono i meridionali di quelli ancora più a nord.
Dico basta, basta davvero. Basta a quest'informazione che ci ha proprio rotto, che critichiamo ma da cui ci facciamo comunque influenzare.
Basta ai discorsi di coloro che nelle nostre scuole insegnano il disprezzo, la diffidenza, che riempiono i nostri figli di timore verso gli estranei, verso chi può fare del male. Ma in cosa abbiamo trasformato le scuole? In un orrore? Proprio ieri un mio alunno mi ha mostrato un tema sulle problematiche dell'adolescenza che doveva svolgere per compiti: piccolo particolare è che il ragazzo non ha ancora 13 anni e si sta inserendo da un paese straniero. Figuriamoci se è in grado di affrontare un tema così complesso, argomento che mai e poi mai avrei affidato ad una classe di scuola media.
Credo che il problema consista nel fatto che le insegnanti credono di dover fare le psicologhe e quindi vogliono capire che cosa passa nella testa dei loro alunni. Ed invece di affidare un bel tema su un autore italiano , cosa che prevede un certo impegno da parte anche del docente, che perlomeno deve studiarsi l'argomento, giù ad affibbiare temi psicologici.
Abbiamo ridotto l'Italia ad una schifezza, vogliamo psicologizzare tutto, persino gli animali li portiamo dallo psicologo. C'è da vergognarsi . Sempre lo stesso ragazzo mi ha detto con stupore che al suo paese le persone per strada tengono per mano i bambini e non i cani al guinzaglio, come vede fare qui. E il giovanotto non viene dalla luna, ma da un Paese poco lontano, un paio d'ore di volo da Milano.
Qualsiasi cosa accada intorno a noi è sempre causata da uno straniero, da uno "diverso", prima erano i bulli di periferia - fin che andavo a scuola io si diceva che quelli di Baggio , il quartiere di Milano dove abito, erano ragazzi sballati, tutti drogati. Poi quando è terminata l'opera di normalizzazione e omologazione delle periferie siamo passati a puntare il dito sugli stranieri. Credo che se sulla terra arrivassero i marziani il focus si sposterebbe su di loro. Ma siamo persino ridicoli in questa rincorsa verso il colpevole!
A parer mio tutto deriva da questo fottuto terrore di perdere le nostre quattro sicurezze, questi due soldi che ci siamo messi da parte. Forse dentro di noi invidiamo un po' color che si permettono dipassare la giornata a bighellonare chiedendo la carità, siamo veramente un paese di ipocriti.
Dico basta, basta davvero. Basta a quest'informazione che ci ha proprio rotto, che critichiamo ma da cui ci facciamo comunque influenzare.
Basta ai discorsi di coloro che nelle nostre scuole insegnano il disprezzo, la diffidenza, che riempiono i nostri figli di timore verso gli estranei, verso chi può fare del male. Ma in cosa abbiamo trasformato le scuole? In un orrore? Proprio ieri un mio alunno mi ha mostrato un tema sulle problematiche dell'adolescenza che doveva svolgere per compiti: piccolo particolare è che il ragazzo non ha ancora 13 anni e si sta inserendo da un paese straniero. Figuriamoci se è in grado di affrontare un tema così complesso, argomento che mai e poi mai avrei affidato ad una classe di scuola media.
Credo che il problema consista nel fatto che le insegnanti credono di dover fare le psicologhe e quindi vogliono capire che cosa passa nella testa dei loro alunni. Ed invece di affidare un bel tema su un autore italiano , cosa che prevede un certo impegno da parte anche del docente, che perlomeno deve studiarsi l'argomento, giù ad affibbiare temi psicologici.
Abbiamo ridotto l'Italia ad una schifezza, vogliamo psicologizzare tutto, persino gli animali li portiamo dallo psicologo. C'è da vergognarsi . Sempre lo stesso ragazzo mi ha detto con stupore che al suo paese le persone per strada tengono per mano i bambini e non i cani al guinzaglio, come vede fare qui. E il giovanotto non viene dalla luna, ma da un Paese poco lontano, un paio d'ore di volo da Milano.
Qualsiasi cosa accada intorno a noi è sempre causata da uno straniero, da uno "diverso", prima erano i bulli di periferia - fin che andavo a scuola io si diceva che quelli di Baggio , il quartiere di Milano dove abito, erano ragazzi sballati, tutti drogati. Poi quando è terminata l'opera di normalizzazione e omologazione delle periferie siamo passati a puntare il dito sugli stranieri. Credo che se sulla terra arrivassero i marziani il focus si sposterebbe su di loro. Ma siamo persino ridicoli in questa rincorsa verso il colpevole!
A parer mio tutto deriva da questo fottuto terrore di perdere le nostre quattro sicurezze, questi due soldi che ci siamo messi da parte. Forse dentro di noi invidiamo un po' color che si permettono dipassare la giornata a bighellonare chiedendo la carità, siamo veramente un paese di ipocriti.
lunedì 9 febbraio 2009
Considerazioni metropolitane
Le notizie sono sempre negative: crisi, guerre, violenze, scandali, morti. Il potere è riuscito a creare un'ondata di malessere tale che più nessuno ha occhi per vedere le meraviglie della vita. Come un velo ricopre le nostre città, i nostri quartieri, le strade. Le poche aree verdi che tenacemente resistono sono come sprazzi di luce nel grigiore diffuso.
Qui a Milano il cemento è ormai una colata uniforme che si incunea in ogni angolo, che ruba spazi di vita, così come le notizie rubano spazio alla speranza.
Ciò che maggiormente stupisce non è il furto che viene fatto alla nostra vita, ai nostri luoghi, ai nostri desideri, ma che nessuno alzi mai una voce per dire il contrario.
Il bene e il bello, si sa, non fanno notizia , apparentemente non interessano a nessuno. E' molto più fruttuoso urlare che le città sono invivibili, così che tutti accettino come "normale" il crescere esorbitante dei prezzi per poter godere di qualche giorno di relax a contatto con la natura.
Che l'opinione pubblica sia influenzabile e manipolata non è certo scoperta dei nostri giorni, se già questo veniva denunciato alcuni decenni fa. Il problema, forse, è che non si sentono più voci divergenti, che mai nessuno alzi la mano per dire che la pensa diversamente.
E così continueremo ad essere sommersi dal grigiore, fuori e dentro le nostre case.
Qui a Milano il cemento è ormai una colata uniforme che si incunea in ogni angolo, che ruba spazi di vita, così come le notizie rubano spazio alla speranza.
Ciò che maggiormente stupisce non è il furto che viene fatto alla nostra vita, ai nostri luoghi, ai nostri desideri, ma che nessuno alzi mai una voce per dire il contrario.
Il bene e il bello, si sa, non fanno notizia , apparentemente non interessano a nessuno. E' molto più fruttuoso urlare che le città sono invivibili, così che tutti accettino come "normale" il crescere esorbitante dei prezzi per poter godere di qualche giorno di relax a contatto con la natura.
Che l'opinione pubblica sia influenzabile e manipolata non è certo scoperta dei nostri giorni, se già questo veniva denunciato alcuni decenni fa. Il problema, forse, è che non si sentono più voci divergenti, che mai nessuno alzi la mano per dire che la pensa diversamente.
E così continueremo ad essere sommersi dal grigiore, fuori e dentro le nostre case.
lunedì 2 febbraio 2009
Il dolore
Capita che il dolore ti serpeggi intorno e non sai come fare per non lasciarlo entrare a sopraffarti-
Lotti. ti indurisci ma lui è come un leone ruggente che gira e gira ed è estenuante combattere.
Il dolore del corpo strazia la carne, ma quello dell'anima toglie il fiato e non c'è più vita allora.
Per tanto tempo mi sono chiesta se l'uomo goda in qualche modo a far soffrire il suo prossimo, colui che gli sta accanto, i più cari, ma non ho trovato risposta.
Perchè una risposta non c'è, non c'è senso nel cercarla e nemmeno la si può attendere.
Il dolore sta lì e non lo puoi eliminare e sai che il tuo non-dolore diviene dolore di un altro e la tua quiete diviene non-quiete di un altro.
E il mondo intorno che gira vorticosamente e si perde nelle sue follie è come l'anta di una finestra che continua a sbattere e fa un rumore insopportabile, rendendo ancora più forte il silenzio
Lotti. ti indurisci ma lui è come un leone ruggente che gira e gira ed è estenuante combattere.
Il dolore del corpo strazia la carne, ma quello dell'anima toglie il fiato e non c'è più vita allora.
Per tanto tempo mi sono chiesta se l'uomo goda in qualche modo a far soffrire il suo prossimo, colui che gli sta accanto, i più cari, ma non ho trovato risposta.
Perchè una risposta non c'è, non c'è senso nel cercarla e nemmeno la si può attendere.
Il dolore sta lì e non lo puoi eliminare e sai che il tuo non-dolore diviene dolore di un altro e la tua quiete diviene non-quiete di un altro.
E il mondo intorno che gira vorticosamente e si perde nelle sue follie è come l'anta di una finestra che continua a sbattere e fa un rumore insopportabile, rendendo ancora più forte il silenzio
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