Non sono solita commentare fatti di cronaca, ma questa volta mi sento di
esprimere qualche considerazione in merito ad un tristissimo fatto
accaduto qui vicino, nell'hinterland milanese: Mi riferisco al triplice
omicidio di Motta Visconti, subito dato in pasto a tutti in una piovosa
domenica di giugno ed in merito al quale tutti subito a fare congetture
più o meno azzeccate.
Conosco i luoghi, sono l'immagine della quiete e di un relativo benessere, posti dove la domenica noi
sfortunati cittadini andiamo in visita a quei fortunati amici che "si
sono fatti la villetta", magari con il sacrificio di transumanze
quotidiane da e per Milano. Luoghi dove non dovrebbe vigere l'anonimato
cittadino e la rete sociale dovrebbe essere più forte, di sostegno alle
famiglie. Luoghi nei quali se sei in difficoltà dovrebbe essere più
facile trovare qualcuno che ti ascolti. I paesi, la "provincia" - come
si suol dire- sono caratterizzati da una curiosità e un pettegolezzo che
nella città vengono meno, ma solitamente sono la controparte di una
maggiore solidarietà.
Personalmente credo che, al di là del
dolorosissimo evento in merito al quale ritengo si debba solo tacere per
pietas, andrebbero fatte delle riflessioni sulla solitudine nella quale
sono lasciate le persone e le famiglie, spesso senza luoghi d confronto
per affrontare le difficoltà che s vengono a creare nel quotidiano e
nel cammino che si percorre insieme.
Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. P. Coehlo
lunedì 16 giugno 2014
giovedì 17 aprile 2014
Pietre di scarto
Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. E’ la festa del terremoto. La mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro.
Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. E’ il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione del peccato. Siamo tombe alienate. Ognuno con il suo sigillo di morte.
Pasqua allora sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo.
(Pietre di Scarto di don Tonino Bello)
venerdì 17 gennaio 2014
Vita
Voglio vivere la realtà.
Meglio che descrivere
con verosimiglianza il fuoco
è essere un piccolo tizzone vivo.
Voglio, prima o poi, semplicemente vivere
ciò che dico,
discorrere con la gente.
Voglio fare l'insegnante.
Poiché sono stato così solo,
voglio parlare a quelli che sono soli.
Gibran
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